Repertorio:






Adeste Fideles natalizio - liturgico

...Non c'é Coro che non abbia nel repertorio natalizio questo an­tico canto, almeno in una delle numerose armonizzazioni che ne sono state fatte. E non c'é chiesa nella quale l'intera Assemblea non lo canti a gran voce il giorno di Natale, mettendo magari qualche "S" in più alla fine di ogni versetto. ..

...una versione quasi letterale potrebbe essere questa:
Accorrete fedeli,lieti, festosi! / Venite, venite in Betlemme./
Ammirate il Nato Re degli Angeli
Venite adoriamo il Signore.
Ecco gli esortati pastori che, abbandonato il gregge,/ si avvicinano all'umile giaciglio. / Affrettiamoci anche noi, con passo festoso!
Venite adoriamo il Signore.
Vedremo l’eterno splendore del Padreterno nascosto nella carne: / il Dio Bambino avvolto in miseri panni.
Venite adoriamo il Signore.
Riscaldiamo con tenere carezze / Colui che, fattosi povero per noi,/ ora dorme nel fieno;/chi non ricambierebbe l'amore di Colui/ che ci ama così tanto
VENITE ADORIAMO IL SIGNORE


Ai Preat Canto- preghiera friulano

arm. Pigarelli

Una nota villotta friulana, molto diffusa tra i nostri soldati nel corso della prima guerra mondiale.
La guerra ha coinvolto e sconvolto anche coloro che si trovavano a casa che vivevano giorni di speranza e d'apprensione, attendendo notizie dal fronte dei propri cari. E' un canto che unisce alla semplicità del testo, caratteristica costante dei brani di derivazione popolare, un'armonizzazione melodica molto raffinata.
In questo canto una ragazza rivolge una preghiera alla più bella stella e a tutti i santi del paradiso, affinché Dio possa fermare la guerra e il suo uomo finalmente possa ritornare al paese.


Al Regiment canto degli alpini - canto di naja

arm. coro Monte Cauriol

La vita militare prevede molti obblighi e in questo brano vengono nominati tutti gli aspetti meno graditi ai bocia alpini.
Dalla mattina alla sera la vita militare presenta aspetti che a quell’età appaiono insopportabili ma che poi in seguito con glia anni si ricorderanno con nostalgia.
La levataccia, l’addestramento, i pochi soldi di paga, il rancio che anche quando è la festa del reggimento (e dovrebbe essere speciale) ti fa finire in infermeria, ma soprattutto l’alpino si lamenta per il mal di piedi perchè non si marcia mai sui lisci marciapiedi, ma sempre sul “maledetto” acciotolato.


Alpini in Libia

arm. Francesco Milita

Cenni storici
Approdava alle sponde africane Il Vascello di Savoia (titolo originale) ed un anonimo alpino del battaglione Saluzzo già accennava le prime battute narrative di questo canto, legato alla storica impresa di Uadi Derna (fiume nei pressi della città omonima) ove gli alpini, strappati da un bizzarro destino alle montagne native e gettati in un deserto sconosciuto di oltremare, inflissero una dura sconfitta all'emiro Enver Bey. è questo uno dei rarissimi brani dove l'alpino si concede, contro le abitudini, un pizzico di tracotante trionfalismo, subito però mitigandone il tono con accenti più umani e commoventi. Discendenti da questa, che (con l'africana Mamma mia vienimi incontro) è fra le più antiche e nobili cante epiche alpine, sono le altre nate nella seconda guerra mondiale: La bersagliera (ove la meta è nientemeno che il Giappone) e Col fucile sulla spalla della campagna di Grecia.

Testo
E la nave s'accosta pian piano, salutando Italia sei bella al vederti mi sembri una stella, o morosa ti debbo lasciar. Allora il capitano mi allungò la mano sopra il bastimento, mi vuol salutare, e poi mi disse: i turchi son là. E difatti si videro spuntare, le nostre trombe si misero a suonare le nostre penne al vento volavano tra la bufera e il rombo del cannon. E a colpi disperati mezzi massacrati dalle baionette i turchi fuggivano gridando: alpini abbiate pietà. Sulle dune coperte di sabbia i tuoi alpini, o Italia, morivano ma nelle veglie ancor ti sognavano, con la morosa e la mamma nel cuor. E col fucile in spalla caricato a palla sono ben armato, paura non ho; quando avrò vinto ritornerò!


Amici Miei gospel

arm. Borghetti

E’ l’elaborazione corale di un canto di redenzione molto noto della tradizione gospel afro- americana. (Amazing grace = Grazia sbalorditiva) .

E’ divenuto un pezzo d’obbligo dei migliori cantanti soul americani .

Nell’edizione italiana la bellissima melodia, che risale al 1700, è stata mantenuta e il testo è diventato un canto d’ esaltazione dell’amicizia, un invito a cantare insieme e a rigraziare il Signore per quello che ogni giorno ci dona.


A Planc Cale il Soreli canto friulano

arm. Dodero

Canto della natura che descrive il tramonto in montagna.

Cala il sole lentamente dietro un'alta montagna, regna una gran pace "come un sonno profondo" e le pecorelle brucano le erbette... e i tuoi pensieri, o bella chissà quali saranno?


Belle Rose du Printemps popolare di origine Francese

arm.SAT

Tratto dal repertorio della Sat , la versione valdostana di questo canto tradizionale francese è tradotta in un'armonia tipicamente italiana.

Le poche frasi del testo sono il pretesto per mettere in risalto tutto repertorio armonico di uncoro:
Il cantare a bocca chiusa, l'assieme, il piano, il pianissimo, l'assolo, il finale brillante.
Il modo di cantare da parte del Coro Trentino più famoso, ha fatto scuola e questo canto breve ma di sicuro effetto è un brano d'obbligo per ogni coro Alpino


Benia Calastoria Canto veneto di emigranti

De Marzi

“Un paese vuol dire non essere soli, sapere che nella gente, nella terra c’è qualcosa di tuo, che anche quando non ci sei resta ad aspettarti”
da “La luna e i falò” di Cesare Pavese.

Beniamino aveva una gran bella storia da raccontare.
Appena adolescente, suo malgrado, ha vissuto una storia di trincea durante la guerra, poi da emigrato per necessità ha conosciuto la dura esperienza del minatore, (...altre trincee da scavare). Ora che è ritornato a casa è convinto di riuscire a raccontare le sue avventure alla gente, ma il paese si è spopolato e nessuno lo riconosce, né può (o forse non vuole) o non ha tempo di fermarsi ad ascoltare. Non gli rimane che andare da solo alla disperata ricerca di ricordi cancellati dal tempo e di cantare la gioia per essere ritornato nella sua valle.


C'Era un Cannon

Francesco Milita

E’ la ricostruzione di un canto tradizionale francese che l’ autore ha reso come un divertente canto degli Alpini.
Un bimbo chiede al nonno di raccontare un episodio della guerra a cui aveva partecipato.
Ma come si fa a presentare ad un bambino di quell’età la tristezza di una tragedia?
Per il nonno non è ancora giunto il momento di raccontare la verità. I suoi racconti di guerra “vera”, l’ orrore, possono aspettare …
Il nonno Alpino per sdrammatizzare si inventa una storia ideale fatta per chi al solo udire di cannoni e di scoppio di bombe sgrana gli occhi e spalanca la bocca.

La sua storia diventa un fumetto, una serie di tavole che il nonno disegna seguendo le domande e le aspettative dei bambini e che arricchisce sapientemente con la sua fantasia.
Il coro proverà stasera a dare “vita, movimento e suono” al fumetto e a far sorridere non solo i bambini.
Con questo brano è nata una collaborazione in amicizia del coro con il musicista Francesco Milita di cui stasera proporremo , alla fine un altro brano, una novità.


Cameré Porta Mez Liter tradizionale umoristico del lombardo-veneto

arm. Paolo Bon

Per quel "mez'liter", che discussioni!
L'avventore che ha esaurito il denaro, si mette ad implorare l'oste in tutte le maniere, ma questi non sembra cedere a tanta insistenza (o forse conosce bene il tipo) e gli continua a ripetere con fermezza che se "non salta fuori mezza lira..." di vino non vedrà nemmeno l'ombra e il gargarozzo rimarrà a secco.


Che Fai Bella Pastora canto popolare

arm. Arturo Benedetti Michelangeli

Sulla ricorrente tematica popolare che vede come protagonista “la pastora” si inserisce l’estro di Arturo Benedetti Michelangeli, che si esprime in una fusione equilibrata di talento classico e cultura popolare.

Il brano racconta la storia di un intraprendente vecchietto che si ostina corteggiare una bella pastora.
Sente di avere ancora delle "risorse" e con un mazzetto di fiori vuole conquistarla.. Ma, allora come oggi, è prevedibile che il solo omaggio floreale fatto ad età avanzata a una bella pastora non potrà che provocare una reazione scontata


Ciant de Jager popolare ladino della val Badia

Frontull arm. Francesco Milita

Questo canto non è altro che la descrizione di un momento della vita di un cacciatore in montagna che per brevità e la difficile comprensione del testo ci obbliga ad una traduzione:

"nella sera serena, tiepida di maggio, la luna quasi piena spunta fuori, l'ora che batte segna l'una di notte e il cacciatore abbandona il suo letto".

In realtà il cacciatore non abbandonerà il suo letto come era solito fare tutte le mattine prima dell’alba.
Complice l’atmosfera della primavera inoltrata e soprattutto il canto armonioso degli abitanti della foresta , almeno per quella notte decide di godersi un momento di serena contemplazione della natura.


Ciantia da Mont canto ladino d'osservazione della natura

arm. Nunzio Montanari

A questo canto abbiamo voluto far riferimento per aprire il nostro volume del trentennale del coro e il particolare ad una frase in esso contenta che tradotta dal ladino dice:"...in montagna si sta in pace e si può cantare, ma senza disturbare... E' la descrizione dell'atteggiamento che ciascun buon corista osserva quando s'esprime nel canto. Ci riferiamo a quella sensazione d'appagamento interiore e d'abbandono che si prova cantando in coro, fondendo i suoni nell'armonia, sempre rispettosi di chi ascolta, con discrezione e senza disturbare. Ciantia da mont in particolare per la sua complessità è stato per noi, ed è tuttora, l'ostacolo per misurare lo stato di forma del coro.


El Magnano popolare del nord Italia

arm. coro Monte Cauriol

Il canto noto in tutto il nord d'italia narra di un antico mestiere e ormai in disuso , il Magnano o stagnino che girava per i paesi per riparare pentole, tegami e piatti di terracotta.
Un mestiere a contatto diretto con le donne del paese, per cui per un magnano un pò intraprendente le occasioni di dimostrare il suo fascino non mancavano.
Qualche doppio senso legato al mestiere, una apparente intesa, un appuntamento invocato, a volta la strategia avera funzionato, ma in questo caso per il povero stagnino marca male... un marito sospettoso e dall'orecchio acuto lo costringerà ad una "riparazione" personale e del tutto inattesa, senza medico nè avvocato....


Entorno al Foch

Pedrotti arm. Arturo Benedetti Michelangeli

Su un testo e una melodia di Mansueto Pedrotti (1873-1926), Arturo Benedetti Michelangeli, con il suo solito estro e la sua consolidata bravura, ha prodotto un'armonizzazione che tiene testa ad altre considerate più "impegnate".

Il protagonista è il focolare che, da sempre, è considerato il simbolo della famiglia e, per come viene descritto dall'autore, è uno di quei focolari dei quali oggi rimangono, purtroppo, solo pochi esemplari. Tutto l'ambiente è destinato a questa funzione ed è circondato da una panca di legno su tre lati; al centro arde sempre un fuoco, tenuto sempre basso per risparmiare la legna; il soffitto non è orizzontale ma, dalla sommità di ogni parete, si alza e converge, a forma di piramide, verso un punto più alto dove inizia la canna fumaria; e questo soffitto, che è poi una cappa, è tutto nero da anni di fumo.
Accanto al fuoco, o sopra di esso, si trova sempre qualche tegame nel quale bolle, lentamente "borbottando", qualcosa, forse una minestra a base di prodotti della campagna. Tutt'attorno, seduti sulla panca, i componenti la famiglia parlano e ricordano i momenti, allegri o tristi, della loro vita e di coloro che li hanno preceduti. E c'è sempre chi tenta un canto e chi, invece, resta come ipnotizzato dalla fiamma.
Il fuoco, ad un certo momento, cala d'intensità e, allora, qualcuno pensa a ravvivarlo e ad aggiungere un ciocco provocando così il formarsi di tante faville che, simili a piccole comete, s'innalzano verso il cielo attraverso la cappa annerita dal fumo. Né manca chi coglie l'occasione di prendere una bottiglia di vino da bere in compagnia. Ogni strofa è alternata ad un ritornello che, completamente diverso nel ritmo, tiene in sospeso gli ascoltatori perché le sue parole sembrano invocare una minestra che continua a bollire e che non è mai pronta.
Questo elemento della minestra, forse troppo poca per i numerosi membri, e, probabilmente, anche piatto unico, può ingannarci sul tipo di famiglia che, appunto per questi elementi, se valutati con metro odierno, potrebbe essere ritenuta povera. Ma se pensiamo qual era il tenore di vita, specialmente nelle campagne ed in montagna solo cinquant'anni fa, scopriamo che anche le famiglie benestanti non scialacquavano certamente e che il piatto unico di minestra era cosa abituale nei giorni feriali. Se poi consideriamo anche la bottiglia di vino, che non molti si potevano permettere, allora possiamo dedurre che il focolare ("fogher", "fogolar", "fogoler") si trova in una casa non povera.

Tratto dal Sito del Coro Marmolada di Venezia


Era una Notte che Pioveva canto alpino

arm. SAT

Il canto narra di un soldato che esprime il suo tormento nel dover rimanere a vegliare nel gelo e pioggia della notte al riparo di una tenda , quando il suo cuore sperduto e pieno di premonizioni sogna l'amore lontano.


Eravamo Quattro Fratelli canto di contrabbandieri

arm. Monte Cauriol

E’ un canto diffuso in tutto il nord d’Italia dal Piemonte al Trentino

Questo canto non è un'apologia del reato del contrabbando vuole solo ricordare una pagina di storia comune a tutte le montagne di confine.
Una storia di lunga durata, esauritasi negli anni Settanta del secolo scorso. Una storia fatta soprattutto di fatica e spesso motivata dalla necessità della sopravvivenza nei periodi di maggiori difficoltà economiche e vide su fronti contrapposti spalloni, finanzieri italiani e doganieri svizzeri e francesi.
L’episodio narrato è quello di quattro fratelli dediti che abili conoscitori dei luoghi, sfidavano i finanzieri in spericolati inseguimenti sui passi e sui ghiacciai rischiando la vita nei loro “viaggi” cercando di dominare più il pericolo delle temute valanghe che gli altolà e i colpi di moschetto dei finazieri.
Qualche maligno volle sostenere che tra i due gruppi contrapposti, spesso conterranei, ci fosse un tacito accordo che prevedesse di fatto una “non belligeranza” ma in effetti negli anni ci furono vittime da una parte e dall’altra.
Il “commercio” funzionava così : le donne delle valli scendevano in pianura ad acquistare il riso e il sale merce rara e preziosa. Gli uomini poi lo trasportavano in Svizzera nelle bricolle (i contenitori che i contrabbandieri portavano sulle spalle) ritornando cariche di caffè, sigarette e altri prodotti. Nel secolo scorso c’e' stata un'epoca di traffico intensissimo, i contrabbandieri da “spalloni” divennero successivamente “passatori” aiutando ebrei, fuggiaschi, perseguitati e militari alleati a raggiungere “la frontiera della speranza”.


Go, Tell It On The Mountains gospel

In questo canto gospel americano l'evento della Natività viene espresso , come un'esperienza personale e liberante.

L'originalità del brano è il dialogo diretto fra l'uomo, che parla nelle strofe, e Dio, nel ritornello.
"Quando ero disperato e cercavo la verità notte e giorno, chiesi a Dio di aiutarmi ed egli mi mostrò la strada. a' predicalo sulla montagna, sulle colline, dappertutto. Va predicalo sulla sulla montagna che Gesù Cristo è nato." Egli ha fatto di me una sentinella presso le mura della città, e se io sono cristiano, sono l'ultimo di tutti"


Il Golico canto alpino

Bepi de Marzi


Un canto che ricorda il sacrificio delle truppe alpine della Brigata Julia nella seconda guerra mondiale.

In particolare si ricorda l’episodio della Battaglia del monte Golico nell’odierna Slovenia in cui gli alpini subirono pesanti perdite da parte della costante artiglieria nemica.
Nel testo ricorre il tema della “preghiera prima di morire” che si ritrova in numerosi classici della tradizione del canto degli alpini. L’invocazione del soldato morente è a Maria Consolatrice perchè porti conforto alla disperazione della madre affinchè riesca a trovare la forza “de pianzer pianelo e di non disperar”.


Il Testamento del Capitano canto degli alpini

La vera origine di quello che è il più classico fra i canti degli alpini è nel canto funebre cinquecentesco del testamento spirituale del Marchese di Saluzzo.
Costantino Nigra ne tramanda le versioni, in piemontese antico, nel 1858 traccia dettagliatamente la vicenda storica cui il canto è legato.
L'undicesimo marchese di Saluzzo Michele Antonio, capitano generale delle armi francesi nel regno di Napoli,ferito a morte durante la difesa della fortezza di Aversa assediata dalla truppe borboniche nel 1528, esprime ai soldati le sue ultime volontà .
E sarà forse proprio uno di quei soldati l'ignoto autore che traspose nel canto gli ultimi sublimi istanti del capitano, creando una fra le gemme più interessanti del patrimonio epico - lirico italiano, ereditata in seguito dalla tradizione alpina.
Nel canto notissimo degli alpini emerge il duro realismo degli alpini. Alla chiamata del comandante si oppongono perché non hanno più scarpe per camminare; lui, morente, insiste con un ordine perentorio ed i vecchi alpini, avvezzi all’ubbidienza ed alla sofferenza, giungono per raccogliere le ultime volontà dell’ufficiale: dividere il suo corpo in cinque parti, una per il Re, una per il reggimento, una per la mamma, una per la sua bella e l’ultima per le amate montagne.


Improvviso

Bepi de Marzi

A volte la religiosità si può manifestare attraverso la conteplazione di un fenomeno naturale quotidiano quale un tramonto in montagna.

Nel crepuscolo, alla fine di una giornata, i sentimenti che ispirano chi ammira un avvenimento quotidiano, come l'avvicendarsi del giorno e della notte, sono diversi ma con un denominatore comune ovvero lo stupore di questo naturale cambiamento.
La sera è il momento della riflessione ed è bello immaginare la natura che si prepara al sonno. nella valle si chiudono le rose, le colline si azzurrano il sole si spegne e dolce è il preludio alla notte che verrá, dolce come l'armonia di questo brano.


J'Abruzzu

arm. coro Monte Cauriol


Jingle Bells natalizio

arm. Gianni Malatesta


Joska La Rossa canto alpino

Geminiani - De Marzi

Descrizione di un episodio della Campagna di Russia.

Gli autori hanno scritto questo brano come "un ricordo incancellabile per chi ha avuto fortuna di ritornare dalla terribile campagna di Russia". Non è considerato un canto di guerra perché, come gli autori notano "la guerra non merita canti d'amore". La propongono piuttosto come "una storia dei nostri uomini semplici e di una ragazza che in una notte di luna ha sorriso a chi non conosceva".


L'Orghen del Perzen

Dorigatti

L’autore ricorda che una domenica mattina, nella chiesa di Pergine Valsugana alcuni minuti prima della messa ebbe modo di ascoltare un’armonia fatta di pochi accordi, di quelle che solitamente chi suona l’organo si serve come esercizio prima di iniziare l’accompagnamento di funzione religiosa.

Quella melodia improvvisata gli sembrò talmente bella da meritare un testo e un’elaborazione corale in forma di preghiera.


La Bacchica popolare

arm. Vincenzo Carniel

Questo canto dedicato totalmente al vino è la raccolta di brani della tradizione popolare che si rifanno a Bacco.

L'effetto di un paio di bicchieri di buon vino bevuti in compagnia è l'allegria, i pensieri corrono in libertà, così pure le parole e i giudizi.
In fatto di vino, però, le idee sono ferme e decise : meglio il "negher" che piaceva anche a " San Peder" ma soprattutto il "dalmato" e quel vin di Latisana vendemmiato al momento giusto.

...E poi non si dica che gli Alpini bevono di tutto...

Con questo canto vogliamo ricordare l'autore : il nostro secondo maestro Vincenzo Carniel


La Bomba Imbriaga canto alpino

Geminiani - De Marzi

Dopo quarantatrè giorni di fronte gli alpini stremati sono sotto l’ennesimo bombardamento nemico, tra scoppi, lampi e sibili.
Non c’è tempo per scrivere a casa, né tener conto dei vivi e dei morti in trincea.

In quei momenti gli Alpini sono come una lunga catena di morti e di vivi stretti e immobili a contatto diretto per farsi coraggio, c’è chi grida, chi invoca dio, chi tace immobile…. In questo canto si racconta un altro modo per cercare di allontanare la morte: l’ironia.
La bomba diventa la tanto attesa botte piena di vino. Il sibilo della bomba e lo scoppio viene accompagnato da fischi e urla ma il botto dell’esplosione a poca distanza dalla trincea fa tornare ad una triste realtà di paura e rassegnazione.


La Ceseta di Transaqua

arm. Dodero

Questo canto è dedicato alla chiesa di Transaqua situata in una frazione di Fiera di Primiero in Trentino sotto le “pale di San Martino” e al monte Cimone che molto spesso le nubi nascondono alla vista dell’escursionista.

Don Luigi Giussani ha voluto dare un’interpretazione all’ultima frase di questo canto «anche se ho le scarpe rotte io ti guardo e mi sento il cuor contento». “Questa immagine sembra uno dei vertici dello stupore creaturale.“

“Cristianamente non si può non essere aperti a questo stupore creaturale, allo stupore creaturale del cielo, delle montagne, della bellezza della donna che si ama, della bellezza del figlio che nasce, della bellezza dei bambini che diventano grandi.“

La chiesetta sul monte è segno di una Presenza che riempie tutto di significato e a cui tutto rimanda.
La consapevolezza di questa Presenza rende la vita lieta, in ogni situazione.


La Contrà dell’Acqua Ciara

Bepi de Marzi

É un canto che ricorda il fenomeno dell’abbandono delle montagne da parte dei giovani che spinti dal fenomeno degli anni dell’industrializzazione scesero in pianura per lavorare in fabbrica.
L’autore ricorda una contrada, quella dell’”Acqua ciara dove attorno alla fontana si riunivano le donne per cantare e a lavare i panni e i bambini a giocare, le finestre delle case erano fiorite e i fumo usciva dai camini.
Ora da anni non c’è più chi canta nè grida di bambini, nè fumo nè fiori, anche la primavera sembra essersi dimenticata della contrada. Sono rimasti solo pochi vecchi che conoscono della contrada conoscono la storia ma che non sanno a chi raccontarla.


La Leggenda della Grigna canto popolare

Carniel - Santucci

Canto basato su una leggenda lombarda.
E' un canto che proponiamo quale omaggio all'autore, Vincenzo Carniel maestro del coro dal 1981 al 1986. E' per noi il modo migliore per ricordare un grande musicista che ha contribuito con la sua esperienza a far progredire il nostro gruppo corale. Il brano che presentiamo raccontare di un cavaliere inconsapevole che il voler ” offrire il cuore” ad una affascinante guerriera potesse rivelarsi fatale.
La terribile storia d'amore e di morte si conclude con una punizione divina che trasforma la spietata protagonista e una sentinella dalla mira infallibile, responsabili della morte del cavaliere, in un ripido e aspro gruppo montano la Grigna appunto. Chi si avventura per quei ripidi sentieri, in ricordo della terribile leggenda “si fa la croce in fronte” .


La Montanara canto popolare alpino

Ortelli - Pigarelli

E' il più famoso canto di montagna del nostro Paese.

I versi e la melodia furono composti da Toni Ortelli in memoria dell'amico Emilio Bich, guida valdostana, precipitato dal monte Rosa il 4 agosto 1927. Il coro della Sat ne curò la prima edizione nel 1930, nella sapiente armonizzazione di Luigi Pigarelli.
Oggi la Montanara è nota anche oltre i nostri confini, grazie alla promozione che il coro della Sat ne ha fatto nel mondo ed è considerata da molti l'inno internazionale della montagna.


La Morettina canto tradizionale lombardo

arm. coro Rosalpina

E’ un gioioso canto popolare.
La storia è molto semplice, un classico della tradizione orale:
un tempo nei paesi di campagna le donne si recavano alla roggia ogni giorno ed era il momento di ritrovarsi e farsi delle confidenze ma era anche l'occasione per i giovanotti d'ammirarle e far loro proposte d'amore.
Proprio alla roggia avviene il dialogo tra una contadina e il bel cavaliere “senza creanza” che passa per caso nei pressi della roggia . Il giovane ha trovato un semplice stratagemma per convincere l’ingenua e innamorata ragazza a qualche momento di intimità.


La Sisilla canto d'Amore

Bepi De Marzi

La Sisilla è il monte che fa da scenario alla vicenda narrata nel canto.

Un merlo , spavaldo e incosciente innamorato di una colomba trova la morte nel tentativo di portarle un fiore di genziana . Nella notte pare sentire il pianto disperato dell’amata.


La Strada Ferrata canto popolare

Mario Macchi arm. coro Monte Cauriol

E' una canzone triestina che rievoca uno storico avvenimento del 1864, quando fu inaugurata la strada ferrata che collega Trieste a Vienna, importante via di comunicazione per i commerci e lo svago.
L'importante avvenimento trovò il suo anonimo cantore, ed ecco, in breve, affermarsi in seno alle gaie compagnie questo vivace e bonario canto, nel quale si imita lo sferragliare del treno a carbone, che arranca a fatica lungo i binari che si inerpicano attraverso le valli alpine, e il suo inconfondibile fischio.

Gli Alpini , abituati alle lunghe marce e a impraticabili sentieri ne hanno ricavato un canto che mette in risalto la possibilità di poter fruire dell’innegabile novità a fini utilitaristici, come la possibilità di andare in gita in una bella giornata di sole, la comodità e velocità di trasferimento e soprattutto la possibilità di ricevere vivande fresche per il rancio…


La Teresina canto popolare Veneto

Bepi de Marzi

Il canto propone l'eterno scontro tra nord e sud nel veneto, dove sembra più radicato il pregiudizio in termini di provenienza.

La Teresina ama Ciccillo, il padre non vuol sentir ragioni e al dignego paterno contrappone il digiuno "nè acqua nè pane" tanto da far" impressione".
Ma di fronte all'amore sincero le barriere non reggono a lungo ed il finale è lieto.


La Tradotta canto degli alpini della prima guerra mondiale

arm. SAT

Il treno che porta i soldati ormai non fa più fermate, va diretto al Piave " cimitero della gioventu".

E' la canzone più struggente particolarmente significativa perché ci parla dei giovanissimi, i nati del 'Novantanove', che dopo la disfatta di Caporetto, vennero "gettati"nelle terribili battaglie del Piave e nelle quali tanti di essi trovarono la morte.
Qui il popolo delle trincee esprime i suoi sentimenti che erano di amara condanna alle dure condizioni di vita del combattimento e degli spietati sanguinosi assalti, di rimpianto per i tanti amici caduti, di struggente desiderio di tornare presto a un'esistenza di pace nella tranquillità della propria famiglia.


Le Bianche Montagne Raccontano

Francesco Milita, testo di Paolo Donadoni

Il canto è nato da una poesia di Paolo Donadoni pubblicata lo scorso anno su “fino alla fine- tuttigiùperterra” un libro di poesie e un cd musicale nato a Santa Margherita e costruito nel Tigullio e a cui il coro ha collaborato

Leggendo il testo pareva una poesia fatta di proposito per essere messa in musica e per divenire un canto degli alpini.
Il coro la propose a Francesco Milita e il testo e in pochi giorni si” vestì di note”. Poi venne il lavoro più arduo , il coro doveva “ indossare il vestito fatto di note” e il laboratorio durò circa nove mesi e il risultato lo ascolterete tra poco.


Ma Se Ghe Pensu canto popolare Ligure di emigranti

arm. Monte Cauriol.

E' senz'altro la più nota canzone in lingua genovese e brano d'autore relativamente recente e comunemente assunto quale inno dei Liguri nel mondo.
E' il canto di nostalgia di un emigrato genovese che ha vivo nel cuore il ricordo delle immagini della sua città, che continua a sperare di attraversare ancora una volta l’oceano e desidera 'avere quale ultima dimora la terra dei padri.
Dedichiamo il brano a quei liguri e ai tanti italiani che anche per disperazione lasciarono la loro terra per altri continenti, i cui nipoti sappiamo numerosi qui stasera e alla memoria di chi ebbe il coraggio di fare una scelta di vita rischiosa e comunque sempre dolorosa.


Maria Lassù preghiera

Bepi De Marzi

Dalla contemplazione degli elementi della natura, dal silenzio e dai colori della sera nasce un canto di invocazione a Maria.

E’ un canto che esalta il virtuosismo armonico dell’autore Bepi de Marzi


Montagne Valdotaines canto popolare Valdostano

Alfred Roland arm. Teo Usuelli

Montagnes Valdôtaines è senz’altro una delle canzoni più conosciute in Valle d’Aosta tanto che con l'articolo 8 della legge regionale 16.03.2006 n. 6 è stata adottata quale inno ufficiale della Regione Autonoma della Valle d’Aosta.

Al contrario di tante altre canzoni popolari di essa si conosce sia il compositore, Alfred Roland, che il luogo di origine, la cittadina di Bagnères-de-Bigorre, nei Pirenei francesi. La storia di questa melodia che ormai da decenni è la sigla di apertura del notiziario radiofonico regionale e che era già presente nel Chansonnier Valdôtain pubblicato nel 1912 è curiosa ed avvincente e comincia nella prima metà del 1800.
Nel 1832 Alfred Roland, nato a Parigi nel 1797, venne inviato a Bagnères-de-Bigorre, nei Pirenei francesi, come dipendente dell’ufficio delle imposte. Questo musicista dilettante, già violinista e compositore, rimase colpito dalla naturale polifonia con la quale i suoi concittadini eseguivano le melodie tradizionali. Fondò a sue spese una scuola di musica, il “Conservatorio di Bagnères” che in breve tempo accolse più di 160 studenti e in meno di quattro mesi dall’inizio delle lezioni il coro diretto da Roland si esibì nel primo concerto riscuotendo un lusinghiero successo. Sei anni dopo nel 1838 quaranta coristi, il maestro e una carrozza trainata da sei cavalli partirono per la grande tournée che li portò attraverso tutta l’Europa e il Medio Oriente. Si esibirono a Parigi, Londra, Bruxelles, poi a Mosca dove furono ricevuti dalle Zar, a Vienna e a Roma dove alla presenza del Papa cantarono la messa solenne. Si recarono anche al Cairo, a Gerusalemme e a Costantinopoli dove li ricevette il sultano.

Portarono per tutto il vecchio mondo la loro musica, la musica delle montagne, e la Tyrolienne des Pyrénées mise radici un po’ ovunque diventando di volta in volta “Halte là! les Montagnards”, “Montagnes Pyrénées”, “Montagnes Savoyardes” e, in Valle d’Aosta “Montagnes Valdôtaines”.

Esistono numerose versioni della melodia, ho trascritto la prima comparsa in valle e pubblicata nel Chansonnier Valdôtain del 1912.


Monte Canino canto alpino

Mingozzi

Canto degli alpini della guerra 1915-18.

A poche ore dall'ennesimo assalto all'alpino ritornano alla mente gli episodi vissuti in precedenza. Dal giorno della tradotta per il fronte, la permanenza si è fatta sempre più dura. Si dorme al gelo, i rifornimenti sono sempre più scarsi, il cambio in trincea sempre meno frequente... e intanto il rombo del cannone si fa sempre più incessante e vicino...


Monte Pasubio canto alpino

De Marzi

In questo canto evocativo, le bombe che esplodono sempre più vicine accompagnano la marcia degli alpini verso il Monte Pasubio. Poca è la speranza di ritornare vivi, ma la paura non ha spazio nei cuori degli alpini che salgono verso la vetta..


Non Potho Reposare canto d'amore Sardo

arm. Monte Cauriol

E’ un noto canto tradizionale sardo.
L'innamorato lontano dall'amata si strugge di desiderio.
In sogno crede di essere un angelo cui è data la possibilità di disporre delle bellezze del creato e di poterle utilizzare per disegnare nel cielo il volto dell'amata. Utilizzando il sole e le stelle di tutto il firmamento riesce a costruire l'immagine dell'amata e ad essa si rivolge con calde parole d'amore.


O Carlota elaborazione di un canto tradizionale Veneto

arm. Cecilia Vettorazzi

Un piacevole brano che riporta alcuni temi classici del canto alpino che ha in sé due particolarità : una trama armonica in controtempo che impegna i reparti del coro in un’insolita rincorsa ed una rarità , almeno per il coro Voci d’Alpe, che dopo tanti anni di attività si cimenta per la prima volta nell’interpretazione di un canto armonizzato da una mano femminile.


Oi della Valcamonica canto popolare

arm. Kurt Dubiensky

Notissimo canto popolare nell’armonizzazione di Kurt Dubiensky che il coro ha adottato perché molto brillante e vivace.
“Oi della Valcamonica noi suonerem l’armonica”.

Qui l’evocazione della valle lombarda cara ai bresciani è solo un pretesto per giustificare la rima maliziosa.
Il testo , semplicissimo, costruito secondo alcune caratteristiche proprie della cultura popolare : l’amore consumato , una promessa evanescente di matrimonio e “quei mazzolin che sono fatti per amar” appare ancora una volta intriso di doppi sensi che vengono sottolineati dalla ritmica che nella seconda parte del canto si rende ancora più esplicita in forma di danza.
Come spesso accade nel canto popolare si sottintende molto di più di quanto viene detto con le parole e questo canto né è una prova.


Pasta Fagioli e Ceci canto alpino

arm. coro Monte Cauriol


Preludio

Francesco Milita, testo di Paolo Donadoni

La primavera imminente dà segni inconfondibili in montagna.
E’ la luminosità accesa delle stelle , è l’erba dei prati che la rugiada rende più viva, è il canto e il volo degli uccelli che riempie di suoni le valli , lo sono le tiepide carezze del vento sulle rocce e l’ impaziente animosità della comunità degli abitatori della montagna che riprendono a vivere dopo il letargo invernale.
Nell’imminenza della bella stagione anche il grande monte sembra lieve e sospeso alla luna e le ombre della sera calano più lentamente nella valle


Quel Mazzolin di Fiori canto popolare

arm. Gianni Malatesta

Quella che viene narrata dal canto è la storia del tradimento più popolare che viene più intonato nelle gite delle comitive e dalle compagnie di amici, è noto a grandi e bambini.
Una ragazza vuol regalare il suo “bel mazzetto di fiori “di campo al suo amato, questo è il secondo tentativo dopo che il sabato precedente lui ha preferito far visita alla Rosina.
Per troppi giorni ha pianto e sospirato, già la gente in paese parla del tradimento e lei si dispera, chissà quanti altri giorni dovrà ancora piangere sul ” letto dei lamenti”?

E’ davvero una storia triste ma come spesso avviene nel canto popolare l’ interpretazione corale ribalta decisamente l’atmosfera.
Anche questo canto è intriso di un doppio senso non troppo velato che giustifica una interpretazione briosa , ritmata e divertita.


Signore delle Cime preghiera alpina

Bepi De Marzi

E' diventato uno dei brani più noti dei cori alpini.

E' la preghiera che il coro canta sempre nei suoi concerti per ricordare i tanti amici che ci hanno lasciato, certi che dall'aldilà si uniranno a noi nel coro per intonare il canto che è nella memoria d'ogni corista di Voci d'Alpe del passato e del presente.


Stelutis Alpinis canto alpino Friulano

Arturo Zardini

E’ un canto friulano, come sempre nella traduzione delle poesie si perdono molte delle sfumature proprie della lingua per preferiamo dare solo un breve sunto:
Stelutis alpinis è il saluto rivolto dal caduto in guerra alla propria amata.

Pur essendo la composizione intrisa di tristezza - egli parla della sua sepoltura, del suo sangue, della croce - si avverte una profonda dolcezza ed un sentimento comunque positivo verso la vita che continua: la stella alpina, custodita sul petto della donna, ricorderà il loro amore.


Stille Nacht


Sui Monti Fioccano canto alpino

arm. De Florian

E' un noto canto degli Alpini, di tradizione popolare, del quale esistono numerose versioni.

Il coro propone alcune strofe in cui si affronta il tema del soldato che scrive alla sua amata dalla trincea una lettera con l'intenzione di non dare l'impressione della reale situazione in prima linea.
La censura postale non perdona e allora invece di raccontarle "le pene" del suo cuore preferisce esprimersi con una più rassicurante spavalderia " è una vita santa, se magna, beve e canta..."
Intanto le montagne intorno s'imbiancano e si prospetta il primo lungo inverno in trincea.


Sul Ponte di Perati canto alpino di guerra


Tu Scendi dalle Stelle canzone natalizia

Tipico canto natalizio, di origine tedesca è stato tradotto in tantissime lingue in tutto il mondo.

La sua armonizzazione e melodia lo rendono il canto natalizio per eccellenza in tutto il mondo


Va l'Alpin canzone alpina

arm. Dodero

E’ un canto che si può considerare precursore degli spot pubblicitari dei nostri giorni tra retorica e realtà.
La vita dell’alpino in montagna è condensata in poche strofe, come un flash d’ immagini.
Ecco allora che l’alpino s’ arrampica fino alle più alte vette, poi sfreccia con gli sci sulla neve , quindi si riposa e sogna la casa e la mamma.
Ma la montagna comporta anche dei rischi : il pericolo delle rocce friabili ed i burroni, i ghiacciai da attraversare, le valanghe da evitare .
Solo il pensiero di qualcuno che aspetta a casa è il conforto che aiuta a superare ogni difficoltà.


Viva l'Amor canto popolare

Paolo Bon

Un canto tradizionale notissimo, una gustosa e paradossale parodia del rapporto coniugale.

Tra moglie e marito il rapporto non pare idilliaco.
”l’amore va e viene” tra presunti colpi di bastone del marito-padrone e riferite somministrazioni quotidiane di veleno, chi sa quanto vere, visto che a quanto pare lui confessa di sentirsi in perfetta forma...
Secondo noi in questa storia , da una parte e dall’altra, c’è molta esagerazione.
Forse in realtà c’è solo qualche bicchiere di troppo.